giovedì 14 febbraio 2013

"Il nuovo Papa? Di certo non sarò io"

Benedetto XVI consegna "berretta cardinalizia"
Il cardinale Giovanni Lajolo è originario della diocesi di Novara ed è stato ordinato sacerdote al santuario di Re: "Ora serve un pastore di anime"

LUCA BILARDO

La lettera di convocazione per il conclave non è ancora arrivata, «sicuramente aspetteranno l’1 marzo per far partire la “macchina” organizzativa». Ma tra i 117 cardinali che dovranno scegliere il successore di Benedetto XVI ci sarà anche un prelato della diocesi di Novara, il cardinale Giovanni Lajolo, nato a Grignasco nel 1935, ordinato sacerdote al santuario di Re nel 1960 e, con una lunga carriera diplomatica alle spalle. Dal settembre 2011 è in «pensione» dalla carica di presidente del Governatorato della Città del Vaticano, ma avendo 78 anni potrà entrare anche lui nella Cappella Sistina dove, a marzo, verrà scelto il nuovo Papa.

Come si vive questa fase di attesa?
«Con estrema serenità, come in fondo è stata anche la decisione presa da Benedetto XVI. Ci ha spiazzati, ormai era entrato nel nostro cuore per la sua mitezza, saggezza e dolcezza. Non se ne va via da noi come padre, ma solo per l’incarico che ricopriva».
 
Lei lunedì mattina era presente al Concistoro nel quale Benedetto XVI ha annunciato le dimissioni. Come è stato quell’incontro?
«Sembrava uno dei normali Concistori nei quali si decideva la canonizzazione di alcuni beati. Abbiamo cantato l’ora media ed è stata stabilita la data della cerimonia. Poi il Papa si è seduto, gli hanno portato un foglio e ha iniziato un discorso in latino: questo mi è parso al quanto strano. Poi finito di leggere, e dopo le parole del cardinale Sodano, ha lasciato la sala. C’era un silenzio carico di stupore, tutti siamo rimasti seduti. Poi qualcuno ha iniziato ad alzarsi e andare vicino ai cardinali Sodano e Bertone per avere qualche informazioni in più. Un vescovo vicino a me continua a ripete: “Non è possibile, sto sognando”».

Tra le motivazione che vengono addotte alla scelta di Benedetto XVI c’è anche quello di una Curia poco collaborativa. E’ vero?
«Questa è un’accusa che abitualmente viene rivolta a chi opera negli uffici romani. E’ la stessa cosa che avviene anche in ogni diocesi, niente di così strano. Tutta la Curia è sempre stata fedele al Papa e non è poi così vero quello che disse Giovanni Paolo II che alla domanda di quanti lavorano rispose “la metà”».

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