martedì 12 febbraio 2013

Novara: Il vescovo saluta Benedetto XVI: "L'addio del Papa un gesto libero"

Mons. Brambilla
Lettera di monsignor Franco Giulio Brambilla all'indomani della dimissioni del pontefice

“Carissimi fedeli della Diocesi di Novara, e a tutti gli uomini di buona volontà, ci stringiamo con immenso affetto a Benedetto XVI perché la sua rinuncia al servizio di vescovo di Roma e del ministero petrino nella Chiesa è stata un atto di grande coraggio e amore”. Comincia così la lettera che il vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla ha diffuso oggi all’indomani della notizia dell’addio al soglio pontificio di Joseph Ratzinger.

Un papa timido e gentile
Una scelta “di grande coraggio – prosegue il vescovo - come gli uomini e le donne con il cuore libero e gli stessi mezzi di comunicazione hanno messo in luce con titoli a tutta pagina. Parlano di decisione sorprendente, storica, epocale. Per me, invece, è quasi l’ultima e autentica enciclica in cui giunge a pienezza il senso di un pontificato non lungo, ma denso di valore teologico, di autorevolezza culturale e di testimonianza pastorale, vissuti con un magistero indifeso e disarmante. Mai un tono sopra le righe, mai un eccesso nel gesto, neppure alcuna tentazione di imitare il carisma mediatico del predecessore. Il Papa si è mostrato con il suo timido e gentile tratto che chiedeva quasi il permesso di bussare alla porta del tuo ascolto e della tua coscienza”.
 
Lo storico incontro a Milano
Nella sua lettera il vescovo svela anche un particolare privato sulla vita di Papa Ratzinger. “Così l’ho conosciuto anch’io – racconta monsignor Brambilla -, quando venne a Milano nel 1999. Poiché sapevo il tedesco, il card. Martini mi chiese di accompagnarlo, per i due incontri previsti con i sacerdoti a Seveso e a Milano. Sono stato due giorni interi con lui, seguendolo anche sull’auto. Ricordo che arrivando a Seveso, il cardinal Ratzinger non voleva fare la conferenza, ma rispondere a un dialogo, per cui avevo preparato delle domande e gliele avevo inviate prima. Gli chiesi se voleva riascoltarle, perché le avevo impreziosite con qualche citazione dai suoi scritti. Mi rispose: “Lasciamo fare allo Spirito Santo”. Mi aveva colpito la sua serenità e semplicità delle risposte, tanto che un prete piuttosto impertinente aveva commentato: “Eminenza, ma lei non è quello che appare dai giornali!”. E lui aveva ribattuto: “Non comportiamoci in base a quello che si scrive di noi…”. Mi prendeva leggermente sottobraccio, commentando i due giorni, chiamandomi teneramente “don Franco”, persino con qualche tratto di sottile ironia”.

DOCUMENTO: La lettera integrale del Vescovo Brambilla

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