venerdì 22 novembre 2013

“Chi legge romanzi capisce di più il prossimo”: la scoperta è di un verbanese d’America

Lo studio ripreso dalle riviste scientifiche è stato curato da Emanuele Castanò: nato a Verbania e trapiantato a Manhattan

VERBANIA 

Negli Stati Uniti ne hanno parlato il New York Times, il Wall Street Journal ma soprattutto «Science», una delle più prestigiose riviste in campo scientifico. La scoperta è firmata da Emanuele Castanò e Davide Kidd. Lo studio, durato un anno e mezzo, ha permesso di accertare che chi legge romanzi letterari comprende meglio il prossimo. Una trovata innovativa, suffragata da esperimenti, a cui «Science» ha dato grande risalto.  
Emanuele Castanò è di Verbania. Ha 41 anni, si è laureato a Padova, poi il dottorato a Lovanio in Belgio e post-dottorato alla Ohio state university. Dal 2003 è professore ordinario alla New school for social research di New York. I i genitori, Umberto e Fausta Gheza, abitano a Verbania e la sorella, Maria Elena, a Bee. Solo lui, Emanuele, ha lasciato l’Italia da anni.  
 
«Cervello in fuga? No, ho sempre amato viaggiare»  
A chi chiede se è uno dei tanti cervelli in fuga dall’Italia, Castanò però spiega: «Non sono emigrato per forza, ho sempre voluto andare, viaggiare. E’ stata una mia scelta: c’erano alcune opportunità che mi interessavano, le ho colte». Lasciata l’Italia nel 1993 ora vive a Manhattan. Ha un figlio, Milo, avuto da Mary Hoeveler, un’americana nota per essere un’esperta d’arte nominata tra gli Art Advisor più importanti del mondo. «Torno spesso in Italia - racconta Castanò- ; ogni estate stiamo un paio di mesi dai miei genitori». La fama se l’è guadagnata con David Kidd, un dottorando esperto in lettura russa. «La nostra ricerca - spiega Castanò - dimostra che leggere i romanzi letterari aumenta le capacità di capire le nostre emozioni e i pensieri degli altri. La teoria della mente è la capacita di dedurre gli stati mentali degli altri. La teoria della mente è considerata principalmente una capacita che si sviluppa intorno ai 4-7 anni, e che poi si ha per il resto della vita. La nostra ipotesi è che alcuni prodotti e esperienze culturali possono modificare questa capacita, aumentarla, tramite una specie di allenamento».  
 
Alla scoperta della mente umana  
Lo studio svela che leggere romanzi letterari è una di queste attività: il lettore è costretto a impegnarsi per capire i protagonisti, che non vengono serviti su un piatto d’argento come avviene in molti romanzi popolari. Nei romanzi di letteratura i protagonisti sono aperti a molteplici interpretazioni, senza che l’autore ne detti una al lettore. «Il lavoro mentale che il lettore deve fare allena, sviluppa, le capacita di inferenza degli stati mentali altrui». I partecipanti ai cinque esperimenti sono stati circa 700. «Abbiamo misurato la loro performance con degli strumenti classici di misura di teoria della mente - racconta - . I dati dimostrano che i partecipanti ai quali abbiamo fatto leggere estratti di romanzi letterari hanno punteggi più elevati rispetto a quelli a cui abbiamo chiesto di leggere estratti di romanzi popolari o non-fiction».  

da La Stampa.it